Ritorno al nucleare
Dopo la temporanea chiusura dei rubinetti del gas da parte della Russia, parlare di centrali nucleari in Europa non è più un tabu. The Christian Science Monitor riporta un articolo in cui viene riassunta la situazione attuale del nucleare in Europa e i prossimi sviluppi. La Francia si propone di realizzare un reattore nucleare di quarta generazione, più sicuro ed efficiente, entro il 2020.
In alcuni paesi, tra cui Svezia, Germania e Belgio, i termini per l’avvio della moratoria nucleare probabilmente slitteranno in avanti. Bulgaria, Romania e Repubblica Ceca si avviano alla costruzione di impianti nucleari da completare entro i prossimi 10 anni. La Cina, per supportare il suo sviluppo, ha intenzione di costruire oltre una decina di impianti nucleari.
L’Italia, giocando d’anticipo, ha chiuso tutte le centrali a seguito del referendum del 1987 e qualsiasi politico si azzardi a parlare di nucleare corre grossi rischi, politici ovviamente. L’Italia è un paese industrializzato, o almeno questo ci dicono, e siccome non abbiamo risorse minerarie da sfruttare, la nostra sopravvivenza è legata all’industria, che come è noto ha bisogno di energia. I nostri principali fornitori di energia (gas e petrolio) non sono certo paesi su cui fare affidamento al 100%: Russia, Algeria, Libia, paesi del medio oriente. Pertanto, se non vogliamo sottostare ai capricci dei governi stranieri, dobbiamo ingegnarci a produrre l’energia in casa. Le alternative sono poche: il nucleare oppure le fonti rinnovabili.
Una centrale nucleare progettata e costruita oggi, dopo le brutte esperienze del passato, sarebbe molto più sicura di quelle attuali e al riparo dai rischi occorsi a Chernobyl. Esistono progetti per centrali intrinsecamente sicure, ossia centrali che, lasciate senza controllo, si spengono. I vecchi modelli, invece, se lasciati senza controllo, esplodono. Inoltre, va considerato che la radioattivitàrilasciata da una centrale nucleare è molto inferiore rispetto a quella rilasciata da una centrale a carbone; questo è quanto afferma uno studio di Oak Ridge National Laboratory. Il vero problema del nucleare è la gestione delle scorie; al costo di una centrale vanno sommati i costi di smaltimento e stoccaggio delle scorie. I costi non affatto irrisori e lo stoccaggio delle scorie radioattive costituisce un pericolo grave e prolungato per l’ambiente.
Sul fronte delle fonti rinnovabili, l’Italia potrebbe essere un paese privilegiato. Abbiamo diversi corsi d’acqua che giàproducono energia idroelettrica; abbiamo alcune realtàgeotermiche in Toscana; abbiamo una buona esposizione al sole che potrebbe garantirci grosse quantitàdi energia fotovoltaica; abbiamo terreni fertili che ci permetterebbero di coltivare piante da usare come combustibile; abbiamo un clima che ci offre venti adatti alla generazione eolica in alcune zone. Il vero problema è lo stato pietoso della ricerca energetica in Italia. Non abbiamo tecnologia del silicio per costruire celle fotovoltaiche efficienti; la sperimentazione delle centrali eoliche viene boicottata da pseudo-ambientalisti che dicono che le torri eoliche degradano il paesaggio; lo sfruttamento energetico delle biomasse è argomento sconosciuto ai più.
Esiste la terza strada: rinunciare alle industrie e al benessere che portano, tornare ad attivitàcon più basso fabbisogno energetico e accontentarsi del poco che se ne ricaverebbe. Quanti di noi sono disposti a farlo?