Censura in Cina: ora Google

Anche Google ha deciso di cedere alle pressioni del governo Cinese e inserire un meccanismo di censura sui risultati delle ricerche. Nel caso di Google la situazione è meno desolante rispetto agli altri; infatti, nelle pagine dei risultati delle ricerche apparirà un testo che indica che un particolare risultato è stato censurato. Sicuramente meglio dell’oscuramento di Blog operato da Microsoft o dei beep che Skype ha inserito su alcuni termini vietati; nel caso di Google il pubblico sarà almeno a cosciente di subire censura. L’alternativa per Google era di non cedere alle pressioni e in tal caso la censura sarebbe stata operata in via selettiva dal firewall nazionale cinese oppure il sito sarebbe stato completamente oscurato all’interno del territorio cinese.

Ogni impresa occidentale, presa singolarmente, non ha molta scelta di fronte al governo cinese: obbedire oppure rinunciare ad un mercato di oltre 1 miliardo di persone. Cosa accadrebbe se il governo cinese si trovasse a trattare con tutto il resto del mondo unito (pura utopia, ma vale la pena pensarci)?
Resta comunque il fatto che fino a pochi anni fa il mondo intero ha vissuto senza la Cina, chiusa in se stessa e oggi senza il mercato cinese sembra non si possa sopravvivere. Ma ne vale veramente la pena? E soprattutto, è giusto barattare i profitti delle nostre aziende con i diritti del popolo cinese e con i posti di lavoro delle nostre industrie tessili, calzaturiere, dei giocattoli, ecc. ecc.?

Riferimenti: Slashdot, Breitbart.com