Verso l’indipendenza energetica
La notizia riportata qualche giorno fa sul motore ad aria, mi ha indotto ad alcune riflessioni ed elucubrazioni che mi hanno prospettato scenari a dir poco rivoluzionari: la totale indipendenza dai paesi produttori di petrolio e soprattuto dalle compagnie petrolifere, vere registe del mercato dell’energia.
Fino ad oggi la produzione di energia elettrica ha seguito un modello “centralizzato” con poche grandi centrali e un sistema di distribuzione capillare. Anche il riscaldamento e i trasporti seguono una logica analoga; l’energia, sotto forma di petrolio o gas naturale, viene acquistata in maniera centralizzata dalle poche compagnie petrolifere e viene distribuita alle abitazioni e alle nostre automobili attraverso una rete capillare.
Questo sistema centralizzato ha un vantaggio: nei grandi impianti è possibile raggiungere un’efficenza elevata che i piccoli impianti non riescono a raggiungere. D’altra parte, le reti di distribuzione rappresentano oggi uno dei principali fattori negativi di questo modello:
- la rete di distribuzione elettrica con cavi e trasformatori dissipa energia;
- il trasporto di combustibili richiede energia;
- la realizzazione di gasdotti e delle reti di distribuzione di gas per uso domestico richiede grandi quantitàdi energia;
Volendo guardare alle fonti rinnovabili, esistono diversi sistemi per la produzione di energia, come ad esempio sole, vento, corsi d’acqua, maree, ecc. Il vero problema è che queste fonti energetiche sono discontinue e possono produrre energia in momenti in cui non serve. In questi casi è necessario procedere all’immagazzinamento dell’energia per poterla utilizzare quando serve. Il modello energetico contralizzato, per questo aspetto, presenta alcuni vantaggi:
- l’energia dei corsi d’acqua può essere immagazzinata in dighe;
- l’energia solare ed eolica può essere immagazzinata nell’idrogeno oppure utilizzata per riempire dighe pompando acqua da quote più basse a quote superiori.
Pur avendo alcuni vantaggi tecnici, il sistema energetico centralizzato presenta due gravi problemi:
- è controllato da pochi soggetti che possono imporre prezzi e termini di utilizzo secondo i propri criteri. Negli ultimi anni si sono susseguiti in Italia i richiami da parte di vari soggetti circa la necessitàdi concorrenza nel mercato energetico per abbattere i prezzi e le tariffe;
- un “edificio” che si regge su pochi punti è intrinsecamente vulnerabile; basta ricordare i due blackout capitati alcuni anni fa nel nordest degli Stati Uniti e nell’intera penisola italiana. Nel caso italiano, un semplice albero caduto su un elettrodotto in Svizzera ci ha tenuti tutti al buio per molte ore. Proviamo ad immaginare cosa accadrebbe in caso di attacco terroristico mirato.
Per questi motivi, la vera soluzione al problema è quella di produrre l’energia in maniera decentralizzata, addirittura a livello domestico.
Oggi esistono pannelli fotovoltaici, generatori eolici, microturbine ad acqua che possono essere utilizzate per produrre energia in casa. Si paga qualcosa in termini di efficienza ma si ha un guadagno enorme dal punto di vista strategico: non è possibile mettere fuori uso un’intera nazione colpendo solo pochi punti. Il vero problema delle soluzioni distribuite è quello dell’immagazzinamento dell’energia:
- le batterie sono molto costose e necessitano di manutenzione;
- l’idrogeno è pericoloso e non esistono apparati di produzione e stoccaggio di idrogeno di tipo “domestico”;
- non è economico costruire serbatoi a quota elevata.
Una soluzione promettente potrebbe essere proprio l’aria compressa. Con una simile soluzione sarebbe possibile immagazzinare l’energia in eccesso sotto forma di aria compressa. I compressori e i serbatoi sono facilmente reperibili e non costituiscono grossi fattori di rischio. L’aria compressa può essere utilizzata sia per alimentare le automobili spinte dal motore ad aria, sia anche per generare energia elettrica nei momenti in cui le altre fonti (solare, eolico, idroelettrico, ecc.) non sono disponibili.
Un simile sistema energetico sarebbe immune sia agli alberi che decidono di schiantarsi sui cavi elettrici, sia anche a eventuali attacchi terroristici.
Ma un fatto altrettanto importante è che un sistema del genere ci renderebbe immuni ai capricci delle poche grandi compagnie energetiche. Le centrali elettriche tradizionali sarebbero ancora necessarie, sia per sfruttare appieno le risorse che la natura oggi ci offre (fiumi, energia geotermica, ecc.) sia anche per sopperire nei casi in cui la produzione domestica non è sufficiente; in ogni caso non avrebbero più il ruolo essenziale che oggi ricoprono.
Si tratta di un progetto molto ambizioso, ma non impossibile. Il vero problema è che non vedo nella nostra classe politica l’intelligenza, la lungimiranza e il coraggio necessari ad intraprendere un simile progetto.