Energia dalla fogna
Dopo il progetto in Nuova Zelanda di qualche mese fa, anche negli Stati Uniti si tenta di estrarre energia dalla fogna. Un progetto pilota a Salt Lake City ha intenzione di riscaldare un intero edificio utilizzando le acque di scarico della città. Gli scarichi domestici hanno generalmente una temperatura superiore rispetto a quella dell’ambiente per via dell’uso di acqua calda. Il progetto di Salt Lake City prevede di utilizzare pompe di calore per estrarre l’energia residua nelle acque di scarico e utilizzarla per il riscaldamento domestico. In questo modo si ottengono 2 risultati importanti: il primo è il risparmio energetico grazie al migliore sfruttamento dell’energia giàspesa; il secondo consiste nell’abbassare la temperatura delle acque reflue. Questo secondo aspetto ha un impatto positivo sull’ecosistema; infatti, gli scarichi troppo caldi sono la principale causa dell’eutrofizzazione dei nostri corsi d’acqua.
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Quale tecnologia per il solare?
ZDNet riporta due notizie su una nuova promettente tecnologia per la costruzione di celle fotovoltaiche. Mentre il mercato attuale viene coperto per la gran parte da celle a base di silicio, alcune aziende, come ad esempio Miasolé e DayStar Technologies, si stanno specializzando nella produzione di celle basate su CIGS (copper indium gallium selenide). Il vantaggio del nuovo materiale è dato dal basso costo di produzione; le celle CIGS richiedono impianti e processi produttivi molto meno costosi rispetto alle celle al silicio. D’altra parte, la tecnologia del silicio ha fatto passi enormi in pochi anni ed è la stessa utilizzata per i componenti elettronici (memorie, microprocessori, ecc.)
Trascurando per un attimo gli aspetti tecnologici, la speranza è che la competizione fra le due tecnologie porti finalmente ad avere celle fotovoltaiche che siano economicamente vantaggiose, senza bisogno di incentivi e soprattutto energeticamente vantaggiose. Va infatti sottolineato che le attuali celle al silicio richiedono molta energia per essere fabbricate e solo dopo molti anni riescono a produrre una quantitàdi energia pari a quella impiegata per la loro costruzione.
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Google a energia solare
Reuters riporta una notizia secondo cui Google sta pianificando l’installazione di un grande impianto fotovoltaico che dovrebbe alimentare il campus di Mountain View, in California. L’impianto solare dovrebbe coprire circa un terzo del fabbisogno energetico degli uffici ospitati nel campus. Le dimensioni dell’impianto saranno rilevanti ma sono irrisorie se paragonate all’energia consumata dai vari data centers di Google, dove migliaia di server forniscono i servizi che tutti conosciamo.
Sebbene il progetto non abbia rilevanza economica sulla grande quantitàdi energia elettrica impiegata da Google, rappresenta comunque una interessante iniziativa da parte di una azienda che ha fatto della ricerca e dell’innovazione la chiave del suo successo. Va anche detto che circa un anno fa C|net riportava una notizia secondo cui Larry Page e Sergey Brin (i fondatori di Google) avevano investito a titolo personale una cospicua somma in Nanosolar, una societàspecializzata in celle fotovoltaiche a film sottile.
Non saràche Page e Brin stiano per presentare Google dell’energia solare?
Primo test per il tokamak cinese
Reuters riporta la notizia (ChinaDaily 1 e 2) del primo test del reattore a fusione costruito in Cina di cui avevamo scritto alcuni mesi fa. Gli scienziati cinesi hanno realizzato la fusione di atomi di deuterio e tritio alla temperatura di circa 100 milioni di gradi Celsius per un tempo di circa 3 secondi. Non è stato specificato se l’energia prodotta durante l’esperimento sia stata superiore a quella consumata. La Cina fa parte del consorzio di paesi che si apprestano a costruire un grande reattore a fusione in Francia nei prossimi anni; per questo motivo, la comunitàinternazionale guarda con interesse ai risultati di questo esperimento.
La speranza è quella di rendere la fusione nucleare economicamente vantaggiosa entro i prossimi decenni, prima che le riserve di combustibili fossili siano esaurite e prima che l’inquinamento da essi prodotto abbia cancellato la vita sulla terra.
Inceneritore al plasma
La contea di St. Lucie in Florida realizzeràun inceneritore al plasma in grado di vaporizzare circa 3.000 tonnellate al giorno di spazzatura. Attualmente, la contea ospita una discarica con oltre 4 milioni di tonnellate di rifiuti accumulati a partire dal 1978; il nuovo inceneritore sarà in grado di svuotare la discarica in circa 18 anni. La grande novità di questo inceneritore è data dall’utilizzo di forni ad altissima temperatura che saranno in grado di decomporre anche molecole pericolose come le diossine. Un altro grande vantaggio è che l’energia prodotta dai rifiuti bruciati sarà superiore a quella richiesta e pertanto l’inceneritore sarà in grado di produrre energia elettrica e vapore da riutilizzare altrove. Le scorie solide saranno trattate e riutilizzate nell’edilizia e nella realizzazione di strade. Ultima nota: l’impianto sarà realizzato completamente da una società privata, Geoplasma, che recupererà l’investimento vendendo l’energia elettrica, il vapore e le scorie solide derivanti dalla vaporizzazione dei rifiuti.
Esiste già un precedente, un piccolo inceneritore al plasma realizzato in giappone da Startech.
E noi cosa stiamo aspettando?
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La lampada che rivoluzionerà il mondo
Negli ultimi anni la tecnologia dell’illuminazione ha fatto grandi progressi nel perfezionamento delle lampade a fluorescenza. Le prime lampade a fluorescenza presentavano vari inconvenienti, tra cui una luce poco gradevole o troppo fioca, tempi relativamente lunghi per accendersi, rumorosità. Ma il problema più grande era dato dal fatto che non erano intercambiabili con le normali lampade ad incandescenza; necessitavano di portalampade specifici. Nonostante questi problemi, le lampade a fluorescenza offrivano un minore consumo elettrico a parità di luce emessa.
Oggi, tutti i problemi delle lampade a fluorescenza sono stati risolti e abbiamo la possibilitàdi compiere una vera e propria rivoluzione energetica.
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Ritornano i cargo a vela
Una società tedesca, SkySails, sta sperimentando l’uso di enormi vele su grandi imbarcazioni da trasporto. Si tratta di vele simili a paracadute che possono essere applicate a qualsiasi imbarcazione e consentono un enorme risparmio di carburante. È previsto l’uso di uno speciale software che permette di calcolare il percorso più favorevole dal punto di vista delle correnti d’aria. Si tratta sicuramente di una soluzione inusuale e forse un po’ bizzarra ma le previsioni parlano di risparmi di carburante dell’ordine del 10%-35%, a seconda delle condizioni del vento. Forse non sarà così economico e vantaggioso come si prevede, ma è segno che il mondo comincia a rendersi conto che il petrolio finirà e che l’esaurimento dei giacimenti non è molto lontano.
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Oltre 1300 Km con un litro
Sembra impossibile? È la percorrenza del veicolo che ha vinto la Supermileage Competition di quest’anno. Si tratta di un veicolo monoposto e la posizione di guida è sdraiata, non proprio il massimo del comfort. In ogni caso è un risultato non isolato, visto che anche gli altri team hanno fatto segnare percorrenze di tutto rispetto. La competizione si è svolta sun un circuito ad anello con velocitàcomprese tra 15 e 25 miglia orarie, come imposto dal regolamento.
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Verso l’indipendenza energetica
La notizia riportata qualche giorno fa sul motore ad aria, mi ha indotto ad alcune riflessioni ed elucubrazioni che mi hanno prospettato scenari a dir poco rivoluzionari: la totale indipendenza dai paesi produttori di petrolio e soprattuto dalle compagnie petrolifere, vere registe del mercato dell’energia.
Fino ad oggi la produzione di energia elettrica ha seguito un modello “centralizzato” con poche grandi centrali e un sistema di distribuzione capillare. Anche il riscaldamento e i trasporti seguono una logica analoga; l’energia, sotto forma di petrolio o gas naturale, viene acquistata in maniera centralizzata dalle poche compagnie petrolifere e viene distribuita alle abitazioni e alle nostre automobili attraverso una rete capillare.
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Motore ad aria compressa ultraefficiente
Un italiano residente in Australia, Angelo Di Pietro, ha ideato e costruito un motore funzionante ad aria compressa con caratteristiche rivoluzionarie. La sua efficienza nella conversione di energia è prossima al 100%; basta pensare che un motore a combusione interna come quelli montati sulle nostre autovetture usa circa il 65% dell’energia contenuta nel combustibile solo per muovere le sue parti interne. Il motore ideato da Di Pietro, inoltre, ha peso e dimensioni ridottissime rispetto ad un motore tradizionale; pertanto, nell’utilizzo nel campo dei trasporti, c’è un ulteriore guadagno di efficienza dovuto al fatto di non dover “trasportare” un motore molto pesante.
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